giovedì, aprile 05, 2007

Per Aspera Ad Astra

Anche Ulisse è un grande infelice, un incompreso. Grandi infelici e incompresi compongono una specie particolare, sono riconoscibili come il corvo tra le colombe. Giobbe, Camoes, Werther, Jacopo Ortis. Abbiamo nominato alcuni tra i più preclari membri della tribù dei musi lunghi, dei colli torti, delle facce asimmetriche, degli occhi strabici. Nel leggendario della pittura costoro sono stati canonizzati da Theotokopulos, da Amedeo Modigliani e dal Negrismo di Picasso. Il tenebroso club di questi isolati cela una studiatissima civetteria. A parte gli iniziati, nessuno sospetta in questo circolo così chiuso il vero nido della felicità più intima, più gelosa. Guai a toccare un grande infelice nella sua preziosa infelicità. Guai a porgergli il modo di liberarsene, di reintegrare la vita di tutti. Sarebbe defraudarlo di redditi, titoli e onori. Questa consacrata infelicità, questo appartarsi e far gruppo a sé come in colonia i bianchi dai negri, è la forma più squisita della felicità. Ulisse ha le carte in regola, documenti in quantità, i requisiti più gloriosi per essere ammesso tra i grandi infelici. Eppure - guarda jattura e mala sorte di questo uomo! - nel club dei grandi infelici come pure in tutti gli altri consorzi, congreghe e società di questo mondo, Ulisse non entrerà nemmeno in fotografia.


Alberto Savinio
Capitano Ulisse
(La verità sull'ultimo viaggio - Giustificazione dell'autore)



'Cause I'd rather stay here
With all the madmen
Than perish with the sadmen roaming free

And I'd rather play here
With all the madmen
For I'm quite content they're all as sane as me


David Bowie
All Madmen

Perché preferirei stare qui
Con tutti i pazzi
Piuttosto che morire con gli uomini tristi che vagano liberi
E preferirei giocare qui
Con tutti i pazzi
Perché sono proprio contento sono tutti sani come me.

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